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«Non ci collochiamo né a destra, né a sinistra, ma a colmare un vuoto». Paola Balducci, politica e giurista, ex membro del Consiglio di presidenza della Corte dei conti, in un’intervista a Spraynews, a margine dell’assemblea costituente dell’associazione Verde è Popolare spiega le motivazioni che hanno portato alla nascita del nuovo soggetto ecologista.
Si tratta di un’altra esperienza dopo quella avuta con i verdi, di cui per anni è stata colonna portante?
«Questa cosa, a cui lei fa riferimento, mi ha portato a lunghe riflessioni. Ho avuto una storia che non rinnegherò mai, ovvero quella con i verdi. Sono stata responsabile giustizia addirittura dall’ormai lontano 1999. Nessuno ritengo debba rinnegare il passato. Si tratta, invece, di un’esperienza nuova che si colloca né a destra, né a sinistra, ma in quel vuoto che da troppo si aspetta di una connotazione diciamo ecologista, in grado davvero di comprendere tutti quelli che intendono far parte di quest’anima».
Come mai solo ora nasce tale esigenza e quali sono soprattutto le ragioni che l’hanno spinta a costituire l’associazione?
«E’ venuto il momento di mettere al centro non solo le tensioni e le divisioni, che ci sono in tutti i partiti, compreso quello a cui appartengo, che non hanno portato mai a grandi risultati. Per le nuove generazioni e per tutti quanti noi, in un momento in cui la politica è un po’ in crisi, è importante creare uno spazio in grado di congiungere numerose anime che sono indirizzate al tema dell’ambiente».
Questa parola può avere tanti significati. Detta così può sembrare un po’ riduttivo. Lei cosa intende?
«Non mi riferisco all’ambiente in senso asettico. Per me vuol dire qualità della vita, tutela della salute, delle persone che hanno bisogno, avere una voce per la tutela dei diritti, occuparsi di giustizia. Il benessere, in generale, deve essere al centro di ogni progetto. C’è, poi, un tema fondamentale che abbiamo sostenuto da anni, ovvero quello dell’ecologia. In particolare oggi col tema del Pnrr, c’è l’esigenza di una riconversione a trecentosessanta gradi dove la parola ambiente è il motore di tutto. Non si può più tornare indietro».
Spesso vi hanno accusato di essere quelli dei no…
«Non lo dobbiamo essere, ma neanche quelli dei sì. Dobbiamo, piuttosto, far coniugare il progresso e lo sviluppo con la tutela ambientale. Molti risultati già si sono conseguiti. Allo stesso tempo il congresso di Glasgow, però, ci dice che c’è ancora molto da fare».
Quale pensa sia stato il risultato di quest’importante iniziativa internazionale sul tema ambientale?
«Non abbastanza soddisfacente. Si poteva fare di più. Rappresenta, comunque, un’apertura per il futuro. Dobbiamo essere, pertanto, attenti a quello che ci aspetta, a fare in modo che tutti i fondi che verranno destinati anche al nostro Paese abbiano come oggetto la tutela dell’ambiente, della salute, la riconversione industriale, che deve essere fatta quanto prima. Altrimenti saremo sempre soggetti a paesi più forti economicamente».
Cosa l’ha colpita di più in questa prima riunione?
«Fra le tante persone, di cui una parte conoscevo e tante altre no, vi erano molti giovani. Ecco perché ho voluto mettere a disposizione, ancora una volta, la mia passione, competenza e professionalità di un’idea nuova. Il successo dipenderà soprattutto da noi, ma anche dalla capacità che avremo di sedurre i territori e rendere le comunità partecipi di un progetto. Senza di tutto ciò e senza il protagonismo delle nuove generazioni, non si può portare avanti niente. Sono uscita, pertanto, dalla riunione, pur avendo come sempre qualche perplessità, molto soddisfatta e motivata nell’andare avanti».
Glasgow e l’ultimo G20 certamente, però, hanno dato un contributo nel creare entusiasmo intorno a tali argomentazioni…
«Hanno dato un maggiore spazio politico, pur essendoci stato una sorta di compromesso al ribasso. Anche le frasi conclusive, ovvero quelle relative all’abbassamento della C02, si riferivano più a un progetto, che a un accordo concreto. Rispetto alle precedenti conferenze, abbiamo avuto la presenza di paesi che soffrono l’inquinamento, pensiamo soprattutto alla Cina, con cui finalmente c’è stato una sorta di dialogo. E’ chiaro come sia solo un punto di partenza. L’Italia adesso deve impegnarsi realmente con azioni concrete che portano lavoro. Tutelare l’ambiente, a differenza di come sostiene qualcuno, significa anche creare nuova occupazione. Urgono, però, tecnologia, competenze e cultura».
In “Verde è Popolare” ci sarà pure il sindaco di Milano Beppe Sala. Che ruolo avrà?
«L’associazione è nata dall’idea di alcuni amici che si sono chiesta come mai in una realtà come quella italiana, a differenza della Germania e di tanti altri paesi del continente, non abbiamo una forza ambientalista in grado di determinare gli equilibri. Sala, in tal senso, potrebbe essere un ottimo interlocutore. Con il sindaco di Milano abbiamo instaurato un dialogo, dei rapporti. Nei suoi discorsi e in particolare nella sua riconversione verso il tema ambientale, ho visto un profilo che può dare un contributo importante. Quella odierna diciamo era solo una riunione per creare dei gruppi di lavoro, ma sono certa che alla prossima sarà anche lui insieme a noi. Siamo all’inizio di un percorso e siamo aperti verso tutti coloro che vogliono dare un contributo per il progetto».
Balducci è stata protagonista alle ultime amministrative nella capitale. Ha chiesto al sindaco Gualtieri di avviare un confronto con la sua associazione, magari su questi temi che lei ha tanto a cuore?
«E’ fondamentale. Il nostro sindaco ha fatto davvero un programma bello e importante, che al centro ha il tema dell’ambiente. Abbiamo visto tutto quello che Roma dovrà diventare, cambiare. Basti pensare a questioni come il traffico che deve essere ridotto e via dicendo. Sarei interessata, pertanto, a un confronto costante con chi amministra la capitale. Avere un coinvolgimento delle idee è frutto di maturità e intelligenza. Da soli non si va da nessuna parte».
Saranno membri della nuova associazione anche i componenti di Sinistra Civica Ecologista, con cui lei è si è candidata e lista che a Roma, alle ultime comunali, ha messo insieme diverse anime del mondo progressista?
«Devo dire che mi sono candidata come indipendente in quella compagine. Spero, però, che parte del gruppo possa essere parte attiva dell’associazione. Nel nuovo soggetto ognuno di noi ha una storia politica diversa, ma ciò non impedisce di lavorare su programmi comuni per guardare avanti e non indietro. Le etichette non ci sono mai interessate. Più si ritroverà chi ha voglia di fare, maggiori saranno le possibilità di avere risultati eccellenti».
di Edoardo Sirignano
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